Nelle colline del ragusano, immerso tra i carrubeti e i muri a secco, tratti distintivi del territorio ibleo, troviamo questo meraviglioso casale unico nel suo genere.
Nato da un attento e premuroso restyling progettato da uno degli architetti più rinomati che operano nel territorio siciliano da molti anni, prende vita questo casale.
Un’ antica masseria racchiusa da un muro perimetrale che funge da cornice ad uno scenario alquanto suggestivo.
All’ interno in posizione dominante troviamo la piscina, rivestita interamente in travertino. Il colore dell’ acqua durante le giornate di sole risplende e ravviva tutto l’ ambiente circostante.
Il giardino che completa gli spazi esterni rispecchia la sensibilità di mantenere vivo il rapporto interno/esterno. Il dialogo continuo è rappresentato dalle tonalità cromatiche utilizzate nei paramenti interni ed esterni: esse vanno dai toni di verde riconducibili alla vegetazione iblea fino a quelle ocra e sabbia che rispecchiano la composizione ferrosa tipica del suolo del tavolato ibleo. Questo proprio a voler sottolineare la stessa intimità con gli esterni.
Le piante presenti all’ interno del giardino sono state scelte in maniera accurata proprio per dare una sorta di continuità con la macchia mediterranea caratterizzante il paesaggio circostante.
Gli arbusti come l’ olivastro, il lentisco, la fillirea, tutte con la foglia persistente e coriacea e dalle tonalità che vanno dal grigio argenteo al verde scuro, si sposano bene con altri elementi come la ginestra, il corbezzolo e l’ oleandro che con la loro fioritura stagionale danno un forte carattere all’ ambiente circostante.
Queste piante insieme alle più rappresentative della gariga come l’elicriso, il rosmarino e la lavanda garantiscono un risultato emozionale sia dal punto di vista scenico che sensoriale.
L’ idea di macchia mediterranea e di gariga inserita nel contesto naturale vuole riprendere il concetto della spontaneità del luogo quasi come a ricreare un’ esplosione della natura che cerca di occupare gli spazi circostanti.
